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Visualizzazione dei post da giugno, 2012

La posta del cuore

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Email ricevuta il 16-06-2012 da K. H. che chiedeva la pubblicazione. "Quanto sto per scrivere non lo leggerai mai … la prima volta ti fissai . Mi misi a fissarti non perché tu fossi bello, ma solo perché volevo cercare di capirti. Mi guardavi, ci guardammo che cosa  ci volevamo dire?? Non saprei, ma di una cosa sono convinta è che ci fissammo.  Ci accorgemmo l’uno dell’altra e tutto iniziò. Prima una mail, poi tante altre … ecco il numero di telefono, un messaggio, e trillo di qua un saluto di là ci siamo avvicinati sempre più. Tu con tutte le tue psicosi, io con tutte le mie paure. Tu con la confusione sregolata, io con una calcolata. Tu più devastante che mai, io più devastata che mai.  Mi inibisci, sorridi poco. Ti colpisco perché so tenerti testa, hai compreso che neanche per me nulla è lasciato al caso, mi percepisci. Sai il mio corpo quanto comunica, sai che quando ti guardo voglio te e non so perché. Non ti conosco, né tanto meno mi interessa incasinarmi ancora di più

La Malattia del Secolo: l'Umanità

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Si impara con il trascorrere della propria vita che l’uomo, essere ibrido pronto a trasformarsi sempre in altro, diviso tra l’ essere e il voler essere, ricerca continuamente sperando di trovare un senso alle strade battute, alle strade da dover battere. Egli, però, non sa dove andare, non sa cosa fare, finge di essere risoluto ma si accorge di non esserlo.  Non c'è cura all'umanità,, malattia eterna a cui solo pochi riescono a sopravvivere dignitosamente. Eppure come sopravvivere?  Forse la cura è la filosofia.  Dopo millenni di ricerca l'uomo ha trovato, ha cercato di dare risposte a tutte le sue domande, ma a volte ha fallito miseramente non dando pace al suo cuore, che batte tumultuosamente nel tempo. Mi dicono che   "Come potrei confondermi con coloro ai quali viene oggi prestato ascolto? Solo il dopodomani mi appartiene. C’è chi nasce postumo ." cit. Nietzsche, L'Anticristo Foto di Ugo Ianotti

Mi Dicono che ... NON TUTTI SIAMO SCANSAFATICHE

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Intervista a T. V. "All'età di diciannove anni, con un voto di maurità classica 96/100 in tasca, sentivo di poter cambiare il mondo e come prima cosa dovevo cambiarlo a partire da me. Volevo essere autonoma e dalla lettura di Marx avevo scoperto che la prima autonomia dell'individuo è quella raggiunta economicamente. Iniziai, dunque, a cercarmi un lavoretto estivo e colsi l'opportunità che mi si presentò subito: seguire in latino due giovani brufolosi (figli di due genitori divorziati, una ragazzina dislessica di 12 anni e suo fratello di 14). Chi poteva impedirmelo? I miei genitori. Alla frase: "Ho trovato un lavoro!!" ne seguì un'altra: "Ma noi ti facciamo mancare qualcosa?". Riuscì a far capire che la mia non era una sete di guadagno, che non avevo bisogno di nulla, che sarei stata capace di laurearmi in tempo senza alcun problema e che volevo mettermi alla prova. Stipulai con loro un foedus : se non fossi riuscita a far