Conoscere Laing ha il suo perché
La massima ambizione degli uomini è sempre stata quella di segnare il proprio tempo: ma si
tratta quantomeno di una pia illusione. La fama deriva più dal dare una
risposta corretta ad una domanda sbagliata quanto impellente che dal fornire
una ricetta giusta a coloro che non l’hanno richiesta: la grandezza degli
spiriti sommi si misura più col metro del fiuto e del tempismo che con quello
della sapienza e della potenza, a maggior ragione quando legano la loro
immortalità alle fluttuanti idee ed alle cristalline coscienze più che alle
statiche opere ed alle opache abitudini. Nell’esplicitare la funzione di questa
genia attraverso una similitudine, Socrate li paragonerebbe ai tafani: e il
movimento antipsichiatrico, che si componeva di una miriade di questi
fastidiosi ma efficaci insetti, ronzerà nel bene e nel male intorno alle
punzecchiature di uno solo.
Ronald David Laing nacque nel 1927 a Glasgow in una famiglia povera di
mezzi, formandosi in un contesto affettivo che riecheggiava la desolazione delle
gelide brughiere scozzesi e che sarà la causa della profonda depressione che lo
accompagnerà per tutta la vita. L’unica possibilità di evasione concessa al
giovane Ronald erano i libri, ed egli vi ricorreva sistematicamente cercandovi
le risposte alle sue angoscianti domande interiori: la Bibbia, la letteratura
antica e contemporanea ma soprattutto i classici della filosofia erano
facilmente divorati ed ancor più agevolmente digeriti da questo bibliofilo che vi
saccheggiava sistematicamente gli
elementi che più si confacevano al suo spirito: Kant lo conquistò per
l’illuminante distinzione tra fenomeno e noumeno; Hegel lo colpì rivelandogli
l’intima unità di dato e costruito nella conoscenza della realtà; a Nietzsche
tributò un’eterna ammirazione sia per la sua “capacità di scorgere il duplice
funzionamento dei sistemi di valori” che per averlo salvato dal fascino
ipnotico di Freud, nei confronti del quale proverà per tutta la vita un sentimento
di amore misto a diffidenza. Ma colui che doveva lasciare un segno permanente
nella sua concezione dell’uomo e della scienza fu Hume, che prima ancora di
introdurlo ad un’originale concezione della mente individuale nei suoi rapporti
col mondo gli infuse un radicale rispetto per ogni fenomeno mentale, anche il
più aberrante o evanescente, e l’obbligo di renderne conto.
La scelta di studiare medicina fu il frutto di un compromesso tra l’
incontenibile ambizione di Ronald “di
studiare i segreti rituali della nascita e della morte” e la volontà della
famiglia che spingeva per la scelta di un corso di studio che garantisse degli sbocchi
concreti, non riuscendo forse neanche ad immaginare che il loro figliolo
sarebbe riuscito a far parlare di sé maneggiando sapientemente la penna più che il
pezzo di carta. Il primo impatto di Laing con la medicina fu problematico (durante
il corso di fisiologia rimase sconvolto dalla vivisezione di alcune rane) portandolo a quella diffidenza nei confronti
del metodo scientifico che sarà il bersaglio ricorrente delle sue invettive. Laureatosi
nel 1951, l’unico modo per sfuggire alla “demenza medico-chirurgica dilagante”
era quello di abbandonare la neurologia e l’embriologia (la sua grande passione)
per specializzarsi in psichiatria, cosa che prontamente fece. E’ difficile dire
da cosa derivasse la convinzione di Laing che lo studio delle malattie mentali fosse
il terreno adatto per sperimentare la validità delle sue confuse idee: non
risulta che fosse al corrente degli smottamenti teorici che la scienza
psichiatrica stava iniziando a registrare né pare conoscesse le interpretazioni
medico-filosofiche della follia da parte degli esponenti della corrente
fenomenologico - esistenziale (o forse le conosceva ma ne aveva tratto una
pessima impressione: molti anni dopo criticherà Jaspers per aver definito la
schizofrenia come un vissuto incomprensibile
da consegnare senza remore all’abbraccio della camicia di forza,
avanzando una curiosa ipotesi sulle cause di questa idiosincrasia: “se uno
psichiatra dovesse pensare di pensare e sentire più o meno come quelle persone
per cui ha formulato la diagnosi di psicosi, ciò non significherebbe che esse
non sono psicotiche, ma che egli stesso è psicotico”).
Dopo il servizio militare Laing lavorò in un ospedale psichiatrico di
Glasgow dove ebbe l’opportunità di rafforzare l’idea che si era fatto durante
gli studi universitari: il trattamento tradizionale, freddo e cinico nei
confronti di pazienti già sufficientemente spersonalizzati, era un errore prima
ancora che un delitto per il semplice motivo che una terapia inumana non può
che accentuare lo stato di de-realtà in cui si trova immerso lo schizofrenico. Anni
dopo racconterà con la pungente ironia che lo contraddistingueva un episodio
che la diceva lunga sulla prassi
psichiatrica dell’epoca:
Jimmy
McKenzie era un maledetto scocciatore, perché se ne andava in giro gridando
dietro le sue voci. Ovviamente potevamo udire la conversazione da un lato solo,
ma ci si poteva fare un’idea generale, per lo meno da espressioni come: “Andate
a farvi fottere, sudici bastardi…”.
Fu
deciso di alleviare al contempo le sue e le nostre sofferenze facendogli il
favore di una lobotomia. Si notò un miglioramento delle sue condizioni. Dopo
l’operazione non andava più in giro urlando ingiurie contro le sue voci, ma
“Che cosa? Ripetete! Parlate forte, maledetti, non riesco a sentirvi!”.
Stufo di questa situazione, il giovane psichiatra si fece anima e
coraggio e con caparbietà tipicamente scozzese riuscì a convincere i suoi riluttanti
superiori ad affidargli dodici donne particolarmente indocili tra quelle
ritenute incurabili. Il trattamento cui sarebbero state soggette consisteva
nella sospensione immediata delle cure tradizionali (docce gelate, elettroshock
e persino psicofarmaci) e nel soggiorno diurno in una stanza appartata: lo
scopo dell’esperimento era quello di verificare se un approccio umano riuscisse
a scuotere le poverette dal loro torpore.
La follia è una condizione umana. In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione.
Si può avere il proseguimento del racconto delle dieci donne curate da Laing?
RispondiEliminaCertamente! fra pochi giorni ci sarà la continuazione. Se posso approfittare dell'intervento posso chiederti cosa ti ha colpito particolarmente?
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