Epistula CCCCC del Corpus Valentinorum
Caro genere umano
accogli queste parole perché il mio silenzio non lo hai compreso. Accomodati dinanzi alla finestra del mondo e osservati passare: tu, genere umano, davanti a te stesso. Per un secondo e ribadisco solo per un secondo applicati a capire alcune cose che ti consentono di vivere meglio.

Ti amo genere umano, perché io appartengo a te. Amo il tuo odore di sudore che mi ricorda sempre la fatica che affronti tutti i giorni, amo la gioia dei tuoi successi, amo la tenacia che usi nell'affrontare la vita, adoro l'ambizione con cui osservi i casi della vita e mi commuovo quando mi regali un pezzettino di te, quando mi racconti chi sei e dove stai andando, quando condividi con me la tua vita, oh genere umano.
Ma consentimi un suggerimento: non puoi rinnegarti, non puoi agire a tentoni dilaniando tutto ciò che ti capita. Lascia scorrere la vita che ti è intorno e scoprirai dei segni impercettibili che puoi cogliere solo tu. Sogna ad occhi aperti, lasciati attraversare dal dolore umano quello più intimo tipico delle individualità più sole e viviti. Viviti ogni momento, ogni secondo per recuperare quel tempo speso in ricerche inutili e futili.
Caro genere umano, ti appartengo e non sai quanto. Confido nella sfera di possibilità che ti stanno di fronte per fare la scelta giusta, confido nella tua umanità a cui non rinuncerò mai, confido nella tua bontà e nella tua passione che spero non mi deludano mai.
Ti abbraccio genere umano, ci vedremo un giorno e forse ci prenderemo un caffé.
V.
Mi dicono che
「薬あればとて 毒をこのむべからず」
"Solo perche' possiedi l'antidoto, non devi diventare dipendente dal veleno"
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