La fame dello stomaco

Marfisa dinanzi al dottor G.

Dottor G.: "Lei Marfisa è una ragazza dalle ottime capacità ma la promozione, come ben sa ha bisogno di altre componenti come l'eccellenza, e lei eccellente non lo è"

Con gli occhi pieni di lacrimoni, rossa in viso, inspira e piano con calma risponde: 

"Dottor G. mi guardi. Mi guardi attentamente come se fossi sua figlia e che cosa vede? Le chiedo di guardarmi in questo modo per riconoscersi. Aveva la mia età quanto ha iniziato il suo percorso e come lei ricorda nessuno le ha regalato niente, aveva la mia stessa passione per questo lavoro, aveva gli occhi come i miei brucianti di rabbia quando si incontrano gli ostacoli. Era ambizioso come me, era proprio come me. Entrambi abbiamo avuto fame: lei intellettiva la mia è una fame diversa. Io ho fame nello stomaco, quella fame che attanaglia continuamente perché bisogna pagare la casa in cui si vive,le bollette ... 
Sono abituata a faticare. Ho sempre fatto mille lavori diversi con lo spirito di imparare continuamente da ogni esperienza. Ho imparato dottore, ho imparato tanto. Ho imparato a pagare sempre i miei debiti, ho imparato a portare rispetto per l'altro, ho imparato ad essere umile perché l'arroganza non aiuta mai.
Mi guardi dott. mi guardi e mi dica se io davvero non sono eccellente. Me lo dica guardandomi negli occhi e non vedendo se stesso".


Si guardarono e il silenzio discese tra loro, consci del fatto che entrambi avevano sbagliato a non riconoscersi prima.


Mi dicono che ...
“Il fatto che mi basti poco per essere felice non significa che mi accontenti delle briciole.
Altrimenti sarei un criceto.”
(I. Calvino)


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