Il primo giorno di Cura: Laing e l'antipsichiatria
Il primo giorno di “cura” ci volle un esercito di infermieri per
trascinare quelle donne abuliche nella stanza preposta allo scopo; il giorno
dopo il dottor Laing riuscì a fatica ad inserire la chiave nella toppa per la
ressa che si era creata davanti la porta. Dopo 18 mesi di incredibili progressi tutte le
pazienti furono dimesse dall’ospedale, ma nel giro di un anno tutte vi fecero
ritorno. L’infelice esito fu per Laing la scoperta di un’amara realtà: “compresi allora che queste donne, uscendo dall’ospedale, avevano ritrovato
quelle stesse condizioni di partenza che ve le avevano condotte la prima volta.
Osservare gli ammalati all’interno del reparto mi apparve in quel momento
assolutamente inutile”.
Nonostante la delusione Laing non
demorse dal lavoro clinico né tantomeno dalle sue convinzioni, anzi fu proprio
in questo periodo che le affinò facendo due incontri decisivi per la sua formazione
intellettuale, quelli con la fenomenologia e con l’esistenzialismo: la prima
gli confermò l’idea che andava maturando della psicologia come di una scienza
che necessita di uno sguardo critico e purificato, mentre il secondo gli
dischiuse una visione metafisicamente agghiacciante dell’uomo e del suo destino
che la sua tormentata esperienza gli aveva fatto balenare prima ancora
dell’esperienza professionale. Il risultato di questa febbrile attività fu la
pubblicazione nel 1959 della sua prima opera, forse la più importante,
sicuramente la più discussa: L’io diviso.
Il progetto che l’aveva ispirata non era in sé originale, anzi si inseriva a
pieno titolo nel filone della psichiatria esistenziale: si trattava di
formulare delle categorie filosofiche atte a donare senso all’enigmatico
vissuto dello schizofrenico. Per fare questo Laing attinse a piene mani alle
riflessioni del celebre filosofo esistenzialista Sartre, avendone ricavato fin da subito l’impressione di indossare un guanto fatto su
misura.
Sauro Frangiflutti
- To be Continued -
Nel giardino di Psiche, / in sembianze di Dio/ mi parlava l'inconscio/ ma tanto, a rispondere non ero mai io"
Daniele Silvestri, Tutta colpa di Freud
Un poì cortino...
RispondiEliminaArriverà presto il seguito non temere ;)
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