Le giornate d'autore della Dark zone


Partecipiamo alla giornata d'autore della Dark Zone (il cui gruppo Facebook lo troverete qui) e oggi conosceremo il romanzo di Simona Diodovich, dal titolo Hup-Hampton University.




Sinossi: Norman è felice. Sembra passato molto tempo da quando le sue disavventure gli hanno spezzato il cuore. Colin è l’unico che deve ancora sistemarsi. Logan trema ancora una volta. Tre ragazzi che, prima non erano amici, ora sono come fratelli. Vincere il campionato nei Pirates diventa un loro dovere di giocatori eccezionali mentre le loro vite buttano le fondamenta per un futuro migliore. Siamo alle battute finali. Colin cederà al fascino del matrimonio come i suoi amici? Logan sarà finalmente tranquillo con sua moglie? I Pirates hanno un campionato da vincere, contro ogni pronostico, li danno perdenti. Per cui in piedi signori, il touchdown è alle porte. Volete sapere come finiranno le loro storie? Bentornati, per l’ultima volta, nel mondo dei Pirates. Tre ragazzi, tre amori, un solo cuore unito per vincere.






Diamo la parola all'autrice che risponde alle domande di Francesca Pace:

Perché una lettrice dovrebbe leggere il tuo libro? 

Perché scrivo cose differenti da ciò che il mercato vuole? Quando ti stufi di seguire la scia degli altri, volta l’angolo e vieni a cercare me, io scrivo qualcosa di differente e spezzi il ritmo delle tue letture. Ecco, direi questo. Ci metterei anche il fatto che mi piace scrivere con tutte le sfumature dei sentimenti. Apri un libro mio e ti devi immergere nella lettura, uscirne avendo provato ogni emozione al suo interno. Devastato insomma… forse così non mi aiuto eh? Scherzo.


Che cosa c’è di innovativo e quali sono gli elementi di continuità con il genere o con la tradizione?

Guarda, io non pretendo di far nulla di innovativo e altro. Scrivo solo ciò che mi fa star bene. Il romanzo sportivo l’anno scorso non se lo filava nessuno, può forse considerarsi innovativo? Parlo spesso della famiglia, nelle sue diverse forme, questo può essere un elemento tradizionale, in tutti i libri. Ma si ferma tutto lì. Sono solo una pazza che si diverte a sperimentare.


Che cosa ti ha spinta a scrivere?

Mi sono svegliata una notte con in mente un pezzo del libro di Carlie, che ancora non era un libro, anzi non era nulla. Potevo disegnarla, chissà, destino, la mattina dopo ho aperto un file in word e ho scritto quella scena. Io non dovevo fare quello, ero in ritardo con le consegne di un lavoro… come dicevo: destino.


Da che cosa è nata la storia? Quali sono state le fonti di ispirazione?

La saga Hampton è nata perché adoro il film le Riserve, lo stavo vedendo un sabato pomeriggio, Keanu Reeves ha detto “la gloria dura per sempre non credete a chi vi dice il contrario” e due minuti dopo cercavo link su città della Virginia dove giocavano a football al liceo. È stata la saga più faticosa, ho dovuto documentarmi tantissimo, ma mi sono divertita otto volte di più del normale.


Quando scrivi? E come? in modo organizzato e continuo o improvviso, discontinuo?

Io scrivo tutti i giorni, se sto disegnando dalle 16.30 in avanti. Se sono libera dal disegno dalle nove di mattina alle 19 di sera. Tutti i giorni. Sabato e domenica compresi ma di pomeriggio, se non esco. A volte sono stanca e mi prendo mezza giornata per me. Quando disegno, o cammino per arrivare in ufficio, io creo nuove storie. Ho sempre il cervello attivo. Finisco un libro e non prendo del tempo per rilassarmi un mese. Un giorno fuori con amiche, un pomeriggio in compagnia di X persone e poi riprendo a pieno ritmo. Tipo macchina da guerra, hai presente?


Quali strategie hai adottato per promuovere il tuo libro e che tipo di strumenti hai usato – e usi- per proporlo all'attenzione dei tuoi potenziali lettori?

L’educazione. Niente spam selvaggi. Non invado la bacheca delle altre scrittrici, non le taggo quando esce il libro, evito tutto quello che urterebbe me. Contatto le blogger, chiedo di poter presentare il libro. Ogni tanto lo pubblicizzo in giro. Ma ogni due o tre settimane. Per non essere irritante.

Perché la scelta del self publishing (nel caso in cui lo fossi)?

Sono self per scelta, lo sapevi? Avevo la casa editrice che pubblicava i libri. Al primo libro mi sono accorta che non mi seguiva, non mi aiutava, non mi faceva la cover e quindi l’ho fatta io, non ha fatto l’editing del libro… posso proseguire eh? Così ho dato il secondo della saga Deathless per vedere se cambiava qualcosa, quando ho visto che non migliorava nulla, mi sono auto pubblicata. Ma venendo dall’editoria, io ero in gradi di impaginarmi il libro, di farmi delle cover come piacevano a me, è stato un divertimento. Un faticoso e lungo divertimento, ci vuole molto tempo in più, ma ormai non ci faccio più caso.


Progetti per il futuro?

Ah, io non saprei nemmeno cosa dirti. Sto correggendo il seguito di Carlie, quarto libro, ma è il prequel. Sto correggendo un libro nuovo di cui ancora non parlo. Ho messo giù il plot per un romanzo d’amore, sto documentandomi sul nuovo libro sportivo… e vorrei proseguire con il conclusivo libro di The Queen… ma ho due mani, un bel po’ di disegni da fare e faccio solo tre cose insieme :P


Tre persone da ringraziare

Tre persone da ringraziare… me, me e me? Ahahah… non lo so, a parte la mia cocciutaggine direi tutto ciò che mi ruota intorno. Nessuno di noi è valido al 100% da solo, no? Sono come Harry Potter, lui era bravo, poteva lottare, ma gli amici erano un supporto non indifferente, ognuno a suo modo. Metti nel calderone famiglia, amici, sfide personali, tutto quello che fa parte della mia esistenza che la tocca una volta o sempre, e ottieni me. Per cui, ringraziamo il mondo che ruota intorno a una come me che adora le sfide, ed è spalleggiata da un folto numero di persone.




Mi dicono che
"La gloria dura per sempre. Non credete a chi vi dice il contrario"
Simona Diadovich

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